Vai ai contenuti

Santi del 20 Aprile

Il mio Santo > I Santi di Aprile

*Sant'Agnese Segni di Montepulciano - Vergine (20 Aprile)
Gracciano Vecchio, 28 gennaio 1268 - Montepulciano, 20 aprile 1317
Nata in anno incerto da famiglia nobile di Montepulciano, a nove anni è – diremmo oggi – in collegio dalle monache, dette “Saccate” dal loro particolare abito. E lì poi rimane. Cinque anni dopo accompagna la maestra delle novizie suor Margherita a Proceno (Viterbo) per fondarvi un nuovo monastero.
Passa un altro anno e incredibilmente ne diventa superiora: lei, Agnese, a quindici anni, con approvazione pontificia; e "per la visibile forza esercitata dalla sua santità", come scriverà più tardi fra Raimondo da Capua nella sua entusiastica biografia di Agnese.
Una santità di cui parlano tutti, e che poi i cittadini di Montepulciano “sequestrano” per sé: insistono, premono, e infine riescono a farla tornare tra loro da Proceno, per fondare nel borgo di Gracciano un monastero, nel 1306. È dedicato a Santa Maria Novella, si alimenterà della spiritualità domenicana e Agnese ne sarà la badessa fino alla morte.

Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Montepulciano in Toscana, Santa Agnese, vergine, che a nove anni indossò l’abito delle sante vergini e solo quindicenne fu eletta, contro il suo volere, alla guida delle monache di Proceno nella Tuscia, dando poi nel monastero in seguito da lei fondato sotto la disciplina di San Domenico mirabile esempio di vera umiltà.
Agnese Segni nacque il 28 gennaio 1268 a Gracciano, piccolo borgo nei pressi di Montepulciano. Agnese sentì fin da piccola il fascino delle cose spirituali e durante una visita con i suoi familiari a Montepulciano vide le suore del "sacco", chiamate così per il rustico sacco che vestivano.
A nove anni chiese di essere ammessa in convento dove fu subito accolta. A Montepulciano restò solo il tempo necessario per la formazione religiosa di base.
Nel 1233, gli amministratori del castello di Proceno, feudo orvietano (oggi in provincia di Viterbo), si recarono a Montepulciano per chiedere l'invio di alcune suore nel loro territorio e Agnese fu tra le prescelte.
Agnese, seppur molto giovane, fu nominata superiora del monastero, per le sue doti di umiltà e il grande amore per la preghiera, per lo spirito di sacrificio (per quindici anni visse di pane ed
acqua) e per l'ardente amore verso Gesù Eucarestia.
A Proceno Agnese ricevette dal Signore il dono dei miracoli: gli ossessionati venivano liberati solo al suo avvicinarsi, moltiplicò in più occasioni il pane e malati gravi riacquistarono la salute.
Ma nei ventidue anni che resto a proceno non mancarono le tribolazioni: gravi sofferenze fisiche la tormentarono per lunghi periodi.
Nella primavera del 1306 fu richiamata a Montepulciano, dove fa iniziare la costruzione di una chiesa, come chiestogli da Maria in una visione avuta alcuni anni prima in cui la Vergine le donò tre piccole pietre a questo scopo.
È un'altra visione, questa volta di San Domenico, che spinge Agnese a fare adottare alle sue suore la regola di Sant'Agostino e ad aggregarsi all'ordine domenicano per l'assistenza religiosa e la cura spirituale.
Numerose furono le occasioni in cui Agnese intervenne in città come paciere e risolutrice delle controversie nelle lotte tra le famiglie nobili della località.
Nel 1316 Agnese, su invito del medico e dietro le pressioni delle consorelle si recò a Chianciano, per curarsi alle terme.
La sua presenza fu d'aiuto ai numerosi malati presenti nella località e Agnese operò numerosi miracoli, ma le cure termali non portarono alcun giovamento alla sua malattia, che peggiorò. Rientrata a Montepulciano, fu costretta a letto.
Ormai in punto di morte Agense rincuorava le consorelle invitandole a rallegrarsi perché per lei era giunto il momento dell'incontro con Dio, ciò avvenne il 20 aprile 1317.
I frati e le suore domenicane volevano imbalsamare il corpo di Agnese e per questo motivo furono inviati dei signori a Genova per acquistare del balsamo, ma ciò non fu necessario: dalle mani e dai piedi della Santa stillò infatti un liquido odoroso che impregnò i panni che coprivano il corpo della santa e ne furono raccolte alcune ampolle.
L'eco del miracolo, richiamò numerosi ammalati, che desideravano essere unti dall'olio miracoloso.
Come scrisse il Beato Raimondo da Capua, a distanza di cinquant'anni dalla morte della santa, il suo corpo era ancora intatto, come se Agnese fosse appena morta, e molti erano i miracoli di guarigione che avvenivano nella chiesa, che ormai era conosciuta come "chiesa di Sant'Agnese", ma si guariva anche non appena fatto voto di recarsi a visitare la stessa.
Di questi miracoli si ha anche una pubblica registrazione fatta da notai già a partire da pochi mesi dopo la morte della Santa.

(Autore: Maurizio Misinato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Agnese Segni di Montepulciano, pregate per noi.

*Beato Alfonso da Oria - Francescano (20 Aprile)
m. 1479
Francescano, morto ottuagenario, nel 1479, "non sine snctitatis opinione", nel convento di Santa Maria di Mosteiro, nella diocesi di Tuy in Spagna, dove fu sepolto.
La sua festa si celebra il 20 aprile.

(Autore: Germano Cerafogli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Alfonso da Oria, pregate per noi.

*Sant'Anastasio di Antiochia - Vescovo e Martire (20 Aprile)
m. 609
Martirologio Romano:
Ad Antiochia di Siria, oggi in Turchia, Sant’Anastasio, vescovo e martire, che, sotto l’impero di Foca, fu crudelmente ucciso da sicari.
Nel 599, morto Anastasio  il Vecchio, Anastasio gli succedette nella sede di Antiochia e, immediatamente, dando notizia a Gregorio Magno della sua elezione, protestò la sua adesione alla fede ortodossa. Nella sua risposta (Epist., VII, 48) il papa, pur rallegrandosi dell'ortodossia di Anastasio, lo spronò a iniziare fruttuosamente il suo patriarcato, stroncando le pratiche simoniache piuttosto diffuse nella città.
Quando nel 609 l'imperatore Foca tentò di convertire forzosamente i Giudei, questi si ribellarono e, essendo riusciti ad imporsi in alcune città, tra cui Antiochia, si abbandonarono a sanguinose rappresaglie, durante le quali fu ucciso anche Anastasio.
Questi, infatti, dopo essere stato trascinato in catene per tutta la città e aver subito mutilazioni fu gettato nel fuoco.
Gregorio Magno afferma che Anastasio tradusse in greco il suo Liber regulae pastoralis, ma questa versione non ci è giunta.
In Oriente Anastasio non gode di culto alcuno, mentre il suo nome è stato inserito dal Baronio nel Martirologio Romano alla data del 21 dicembre.

(Autore: Alfonso Raes - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Anastasio di Antiochia, pregate per noi.

*Beato Anastasio Giacomo (Anastazy Jakub) Pankiewicz - Dell'Ordine dei Frati Minori e Martire (20 Aprile)
Scheda del Gruppo a cui appartiene il Beato Anastasio Giacomo Pankiewicz:
“Beati Cinque Frati Minori” (Martiri polacchi)

Nagórzany, Polonia, 9 luglio 1882 – Linz, Austria, 20 aprile 1942
Jakub Pankiewicz nacque a Nagorzanach, in Polonia, il 9 luglio 1882. Fu accolto dai Frati Minori nella Provincia dell'Immacolata Concezione nel 1900. Emise la Professione solenne il 24 febbraio 1904, assumendo il nome di Anastazy.
Ordinato sacerdote nel 1906, fu Guardiano in varie Fraternità, costruì il Seminario minore nella città industriale di Lodz e fu tra i fondatori della Congregazione delle Suore Antoniane di Cristo Re.
Arrestato il 10 ottobre 1941, fu internato a Dachau. Morì il 20 aprile 1942, sulla strada che conduce al crematorio di Hartheim nei pressi di Linz in Austria. Preparatosi alla morte con il sacramento della Riconciliazione, mentre aiutava un compagno di prigionia a salire sulla macchina un soldato tedesco chiuse la porta della vettura tagliandogli entrambe le mani.
Il suo corpo fu bruciato e le ceneri vennero disperse.
Giovanni Paolo II lo beatificò a Varsavia il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi. (Avvenire)

Martirologio Romano: Lungo il percorso dal campo di prigionia di Dachau ad Hartheim vicino a Linz in Austria, Beato Anastasio Pankiewicz, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che contro un regime oppressivo della dignità cristiana testimoniò la sua fede fino alla morte.
Jakub Pankiewicz nacque a Nagorzanach, diocesi di Przemysl il 9 luglio 1882. Fu accolto dai Frati Minori nella Provincia dell’Immacolata Concezione nel 1900.
Emise la Professione temporanea il 2 febbraio 1901 e quella solenne il 24 febbraio 1904, assumendo il nome di Anastazy.
Ordinato sacerdote nel 1906, fu Guardiano in varie Fraternità, costruì il Seminario minore nella città industriale di Lodz e fu tra i fondatori della Congregazione delle Suore Antoniane di
Cristo Re.
Arrestato senza processo il 10 ottobre 1941, fu internato a Dachau.
Morì il 20 aprile 1942, durante il cosiddetto “trasporto degli invalidi”, sulla strada che conduce al crematorio di Hartheim nei pressi di Linz in Austria.
Preparatosi alla morte con il sacramento della Riconciliazione, mentre aiutava un compagno di prigionia a salire sulla macchina un soldato tedesco chiuse violentemente la porta della vettura tagliandoli entrambe le mani.
Il suo corpo fu quindi bruciato e le ceneri vennero disperse.
Giovanni Paolo II lo beatificò a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi, tra i quali figurano quattro altri suoi confratelli. In data odierna è commemorato dal nuovo Martyrologium Romanum nell’anniversario del suo glorioso martirio.

(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Anastasio Giacomo Pankiewicz, pregate per noi.

*Sant'Aniceto - 11° Papa (20 Aprile)
Nato in Siria - Papa dall’anno 155 al 166
Di origine sira, durante il suo pontificato accolse a Roma il Vescovo di Smirne, Policarpo, per discutere la data della Pasqua, celebrata in Occidente sempre di Domenica, e in Oriente il 14 di Nisan, in qualunque giorno cadesse. La questione restò aperta.
Etimologia: Aniceto = invincibile, dal greco
Martirologio Romano: A Roma, Sant’Aniceto Papa, della cui fraternità godette l’insigne ospite San Policarpo, quando venne per discutere insieme con lui la determinazione della data della Pasqua.
Sulla Pasqua i cristiani non hanno mai trovato un accordo duraturo in modo da festeggiarla tutti nello stesso giorno. Un dissenso sempiterno. Già Papa Pio I (140-145) tenta di risolverlo, fissando per tutti la prima domenica dopo il plenilunio di primavera. Ma i cristiani d’Oriente hanno invece una data fissa: il 14 del mese lunare di Nisan, in cui ha inizio la Pasqua degli Ebrei.
Succedendo a Pio I nel 155, papa Aniceto tenta la strada della concertazione, incontrando a Roma il vescovo orientale Policarpo di Smirne.
I due discutono a lungo, non trovano un accordo, ma si separano in comunione e in pace: Aniceto, anzi, riserva al vescovo d’Asia (e futuro martire) onori e attenzioni speciali. Così l’unità è salva: non ci sarà alcuno scisma sulla questione della Pasqua.
Aniceto viene probabilmente dalla Siria e, succedendo a Pio I, trova tra i suoi una confusione drammatica.
Dall’Oriente è arrivato il teologo Marcione, accolto nella comunità romana e stimato per la sua generosità e il suo rigore morale: poi si mette a divulgare una sua dottrina basata su un Dio Padre di Gesù Cristo, distinto dal Dio dell’Antico Testamento; insomma, due dèi, uno Salvatore e l’altro Giudice. Marcione trova seguaci; fonda una sua Chiesa, nominando vescovi e preti. E crea
una confusione enorme in Roma, con relativi disordini. Secondo Policarpo, quest’uomo è "primogenito di Satana".
Per il vescovo Aniceto, la dottrina si combatte con la dottrina, studiando di più per orientare i fedeli; e ugualmente si combatte con l’esempio. Perciò nomina un buon numero di nuovi preti e diaconi, e da ciascuno pretende di più, a cominciare dalla moralità, che dev’essere autentica e anche visibile.
Sicché, ad esempio: niente più ecclesiastici in giro con chiome fluenti: capelli corti per tutti. Aniceto vive momenti di dura persecuzione sotto Marco Aurelio, in contrasto col pensiero di questo imperatore e con l’ispirazione umanitaria di molte sue leggi. Ma lui vede in ogni scontro sulla dottrina un disordine nefasto per l’Impero, che già lotta in Oriente contro i Parti, in Europa contro i Germani; ma che ha difficoltà anche contro governatori romani infedeli e ribelli, come nel caso della Siria.
Per il vescovo di Roma, l’angoscia quotidiana di undici anni è questa Chiesa da salvare, nelle vite dei fedeli e nella certezza della dottrina; da stimolare con energia, ma anche con discernimento tra l’essenziale e il secondario.
Aniceto muore durante la persecuzione (che a Roma fa vittime come San Giustino e santa Felicita); ma probabilmente non a causa della persecuzione. Infatti non è indicato come martire. Il suo corpo (ed è la prima volta per un vescovo di Roma) viene seppellito nelle cave di pozzolana che si trasformeranno in seguito nelle catacombe di san Callisto.

(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Aniceto, pregate per noi.

*Beato Antonio Page - Martire (20 Aprile)

Scheda del Gruppo cui appartiene:
“Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” Beatificati nel 1886-1895-1929-1987
+ York, Inghilterra, 20 aprile 1593
Beatificato il 22 novembre 1987.
Martirologio Romano: A York in Inghilterra, Beato Antonio Page, sacerdote e martire, che, uomo mite e onesto, fu condannato per il suo sacerdozio a crudeli torture.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Antonio Page, pregate per noi.

*Beata Chiara Bosatta - Vergine Orsolina (20 Aprile)

Pianello Lario (Como), 27 maggio 1858 - Pianello, 20 aprile 1887
La breve vita di Chiara Bosatta, al secolo Dina, fu segnata dall'incontro con il Beato Luigi Guanella. Avvenne quando lei era già avviata alla vita religiosa.
Infatti la giovane - nata a Pianello Lario, nel Comasco, nel 1858 - dopo aver lavorato nelle filande della seta era entrata nelle Canossiane, ma era poi tornata a casa.
Sull'esempio di una sorella aveva poi aderito alle Pia Unione delle Figlie di Maria, legata al carisma delle Orsoline, prendendo il nome di Chiara.
Morto il parroco del paese, che aveva dato vita al sodalizio, subentrò don Guanella, il quale trasformò la Pia Unione in una congregazione, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza.
Nel 1886 suor Chiara andò a Como per occuparsi di anziane bisognose e giovani operaie.
Ammalatasi di tisi, fu riportata a casa, dove morì nel 1887.
È venerata insieme a don Guanella nel santuario del Sacro Cuore a Como. È beata dal 1991. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Pianello sul lago di Como, Beata Chiara (Dina) Bosatta, vergine, che, con l’aiuto del Beato Luigi Guanella, fondò la Piccola Casa della Divina Provvidenza. Nata a Pianello Lario (Como) il 27 maggio 1858, ultima di 11 fratelli, fu chiamata Dina. A tre anni, rimasta orfana di padre, un piccolo industriale della seta, la bambina fu presto avviata ai lavori della filanda.
Ma la sorella Marcellina convinse i fratelli a lasciarla andare all'Istituto delle Madri Canossiane di Gravedona (1871), perché proseguisse gli studi, prestandosi contemporaneamente ai servizi
domestici.
Vi trascorse 6 anni che lasciarono una traccia assai profonda (1871-77).
Dina ammirava la vita delle suore, ne maturò lo spirito, visse giorni di fervida pietà.
Si credette chiamata alla vita religiosa, conforme al programma di S. Maddalena di Canossa che proclamava: “Dio solo!”.
Le canossiane erano lusingate di accoglierla nel loro noviziato di Como.
Per il suo carattere timido e riservato, incline al silenzio e alla contemplazione, più che all'azione, fu giudicata non idonea per quell'istituto e ritornò in famiglia.
A Pianello Lario il parroco don Carlo Coppini aveva nel frattempo messo insieme un gruppetto di giovani: la Pia Unione delle Figlie di Maria, sotto la protezione di Sant' Orsola eSant' Angela Merici (10 luglio 1871), ed aveva invitato ad entrarvi la sorella di Dina, Marcellina, che ne divenne superiora; con alcune di quelle fu possibile al parroco inaugurare (ottobre 1873) un provvidenziale ospizio per vecchi e bambini abbandonati.
Dina entrò con fatica nella pia casa della quale non conosceva molto, ma che vedeva immersa in una grande attività per le bambine, le anziane e per aiutare i bisognosi del paese, mentre lei avrebbe preferito una casa tutta dedicata alla preghiera e alla contemplazione.
I1 27 ottobre 1878 emise la professione, prendendo il nome di Chiara. Nel luglio 1881 morì il parroco e gli succedette il beato don Luigi Guanella.
Nell'anno scolastico 1881- 82 Dina completò la preparazione al diploma di maestra elementare, senza poter dare gli esami. Quindi, stabilitasi nell'ospizio di Pianello, attese all'educazione delle orfanelle con squisitezza materna e guidava la formazione delle postulanti e delle prime novizie.
Il Beato Luigi Guanella si dedicò alla trasformazione della Pia Unione delle Orsoline in una congregazione col titolo di Figlie di S. Maria della Provvidenza.
Si dedicava anche alla formazione delle suore e fu direttore spirituale di suor Chiara, guidandola sulle vie della contemplazione più alta, specialmente della passione di Cristo, e impegnandola nel servizio della carità verso i più bisognosi.
Il Beato Luigi Guanella, su invito di don Lorenzo Guanella, suo fratello e prevosto ad Ardenno (Sondrio), avviò in quella parrocchia un'opera nella quale si alternarono suor Marcellina e suor Chiara, con un'altra suora. Fu un'esperienza che preparò suor Chiara al passaggio dell'istituzione da Pianello a Como (1886).
Suor Chiara divenne subito il centro propulsore e amorevole di quella casa: delle suore, delle postulanti, delle ospiti, delle anziane bisognose, delle ragazze operaie in città. Nell'autunno 1886 si ammalò di etisia polmonare.
Sperando che l'aria nativa le potesse giovare, fu trasportata a Pianello, dove morì il 20 aprile 1887.
Lo stesso Beato Guanella promosse l'apertura della causa di beatificazione di suor Chiara. Il processo informativo fu aperto a Como nel 1912; fu beatificata il 21 aprile 1991 da Papa Giovanni Paolo II. Il suo corpo è venerato nel Santuario del S.Cuore in Como, accanto a quello del Beato Luigi Guanella.

(Autore: Piero Pellegrini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Chiara Bosatta, pregate per noi.

*Beato Domenico Vernagalli - Sacerdote dell'Ordine Camaldolese, Confessore (20 Aprile)
Pisa, 1180 - Pisa, 20 aprile 1219
Martirologio Romano:
A Pisa, Beato Domenico Vernagalli, sacerdote dell’Ordine Camaldolese, che costruì un orfanotrofio. Nato da una famiglia benestante ma attratto dal monastero di San Michele in Borgo nella città di Pisa, Domenico decise di abbandonare la vita agiata e lussuosa per dedicarsi completamente a Gesù.
Verso il 1200 entrò così in monastero.
Parroco di San Michele in Borgo nel 1204, non abbandonò mai le dure pratiche ascetiche, che sempre accettò con grande fervore.
Colpito dalla piaga dei figli illegittimi che flagellava la città di Pisa, eresse nel 1218 lo "Spedale dei Trovatelli" sempre presso san Michele.
Morì il 20 aprile dell'anno dopo.
Immediatamente fu ritenuto santo, non solo da tutti i cittadini pisani, ma anche la stessa Chiesa non esitò a ritenerlo tale.
Pio IX (1846-1878) il 17 agosto 1854 approvò il decreto della Sacra Congregazione dei Riti col quale si dichiarava Beato Domenico Vernagalli.

(Autore: Massimo Salani – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Domenico Vernagalli, pregate per noi.

*San Donnino di Digne - Vescovo (20 Aprile)

Emblema: Bastone pastorale
Ci è noto dalla Vita di San Marcellino di Embrun. Venuto dall'Africa con Marcellino e Vincenzo, Donnino sbarcò a Nizza ed evangelizzò le Alpi Marittime.
Marcellino divenne vescovo di Embrun verso il 362 ed inviò Donnino a predicare a Digne, di cui, sembra, lo consacrò vescovo dopo il 364.
Alcuni ne pongono l'episcopato dal 313 al 340: il che è difficilmente ammissibile, non conciliandosi con la storia di San Marcellino.
Donnino fu dunque il primo vescovo di Digne ed edificò in questa città una chiesa alla Vergine.
É menzionato nel Martirologio Romano il 20 aprile.
La sua festa si celebra a Digne il 13 febbraio, data in cui nel passato era commemorato anche ad Embrun.

(Autore: Gilbert Bataille – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Donnino di Digne, pregate per noi.

*Sant'Eliena (Eilena, Elena) di Laurino - Solitaria (20 Aprile)
Patronato: Laurino (SA)
Martirologio Romano: Nel territorio di Laurino vicino a Paestum in Campania, Santa Eliena, vergine, che, salda nelle opere di Cristo, si ritirò in un luogo deserto, dove servì senza sosta Dio nelle necessità dei religiosi e degli infermi. Sant’ Elena nacque a Laurino (SA) all’inizio del VI secolo. Fanciulla, si nascose in una grotta ad 8 km dalla città natale in una grotta nella località Pruno.
Morì dopo 21 anni di vita eremitica, nel 530.
Il suo corpo fu dapprima trasportato a Pesto, poi passò a Margherita, moglie di re Carlo II d’Angiò.
Margherita donò il corpo della Santa a S. Eleazario de’ Sabran, il conte di Ariano, che, a sua volta, lo donò alla Cattedrale di Ariano Irpino (AV).
Infatti qui, fino al 1622, il suo corpo era sepolto sotto l’altar maggiore della Cattedrale, in un urna di legno nero.
La maggior parte delle reliquie furono donate, dal vescovo di Ariano Trotta. Nel 1882, a Laurino, la città natale di Sant'Elena, dove la Santa è molto venerata.
La città di Laurino, in provincia di Salerno, festeggia la sua Santa il 22 maggio, il 18 agosto e il 29 giugno. Lì dov’era la casa natale, fu eretta la chiesa urbana dedicata alla Santa.

(Autore: Francesco Roccia – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Eliena, pregate per noi.

*Sant'Endelienda - Vergine (20 Aprile)

Figlia del re gallese Brychan, Endelienda si stabilì a Trenkenny, in Cornovaglia, vicino al monastero del fratello San Nectan.
La memoria di Endelienda vive nel nome del luogo Endellion, sulla manica di Bristol, ove essa venne sepolta.
La sua tomba, distrutta ai tempi di Enrio VIII, venne in seguito restaurata e collocata a guisa di altare all’estremità della navata sud della sua chiesa.
La cappella a Lundy Island, che porta il suo nome, le fu dedicata perchè ebbe forse in quel luogo un romitorio vicino a San Nectan, ad Hartland.
La sua festa è celebrata il 20 aprile, ma a St. Endellion le celebrazioni in suo onore avvengono nel giovedì dell’Ascensione e nei due giorni seguenti (specialmente al sabato).

(Autore: Joachim Dolan – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Endelienda, pregate per noi.

*Beato Francesco Page - Gesuita, Martire (20 Aprile)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
“Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” Beatificati nel 1886-1895-1929-1987

Anversa, 1575? - Londra, 20 aprile 1602
Apparteneva a una aristocratica e ricca famiglia inglese del Middlesex, ma nacque in Belgio, ad Anversa, nella seconda metà del XVI secolo. Fu allevato nel protestantesimo e studiò diritto a Londra dove intraprese la carriera di avvocato presso un noto studio legale, dove si innamorò della figlia cattolica del suo datore di lavoro.
La giovane gli disse che avrebbe acconsentito a sposarlo solo se si fosse convertito al cattolicesimo: lui accettò la proposta. Allora lei, affinché Francesco potesse avere la necessaria istruzione religiosa, gli fece conoscere il suo direttore spirituale, il gesuita Giovanni Gerard, allora in prigione a causa della persecuzione che infieriva in quel tempo contro i sacerdoti rimasti fedeli alla Chiesa romana.
I due diventarono amici, e l’insegnamento e l’esempio del maestro, nonché lo zelo posto dal neofita, furono tali che Francesco non solo si convertì ma decise di diventare sacerdote. Così il prospettato vantaggioso matrimonio andò in fumo; e con esso, il giovane rinunciò anche a tutti i suoi beni.
Le continue visite alla prigione condussero al suo arresto; subito dopo essere stato liberato chiese di essere ammesso al Collegio Inglese di Douai, al di qua della Manica, dove entrò nel 1598. Ordinato sacerdote due anni dopo, tornò in patria, dove, in attesa di recarsi nelle Fiandre a fare il noviziato essendo stata accettata la sua richiesta di entrare nella Compagnia di Gesù, poté esercitare nascostamente per due anni il suo ministero a Londra grazie all’ospitalità della pia vedova Anna Line - morta martire e festeggiata il 27 febbraio - che aveva messo la sua casa a disposizione di padre Giovanni Gerard e di altri sacerdoti.
Un giorno, mentre Francesco Page celebrava la Messa in quella casa, irruppero all’improvviso i persecutori anticattolici; riuscì a malapena a fuggire e riprese il suo apostolato nascondendosi altrove; ma poco dopo la delazione di una donna apostata, che si era unita per denaro ai cacciatori di preti, portò al suo arresto.
Rinchiuso nelle prigioni di Newgate con l’accusa di essere un sacerdote cattolico e di aver celebrato la Messa in Inghilterra, fu processato quasi subito e condannato a morte. Mentre era in carcere fu accolto tra i Gesuiti. Salì con grande serenità sul patibolo a Londra il 20 aprile 1602, proclamandosi pubblicamente "figlio della Chiesa cattolica e di sant’Ignazio" e dichiarando di essere lieto di morire per una buona causa: «Cioè - spiegò - per la mia fede e il sacerdozio e per aiutare ad assistere attraverso il mio ministero le anime del prossimo».
Dopo l’impiccagione, come era barbaro uso il suo corpo fu sventrato e squartato. Francesco Page fu innalzato agli onori degli altari da Pio XI nel 1929.
Martirologio Romano: A Londra sempre in Inghilterra, Beati Francesco Page, della Compagnia di Gesù, e Roberto Watkinson, sacerdoti e martiri, che per il loro sacerdozio, per uno dei quali iniziato da appena un mese, furono costretti, sotto la regina Elisabetta I, a salire insieme sul patibolo di Tyburn.
La storia delle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, Scozia, Galles, parte dal 1535 e arriva al 1681; il primo a scatenarla fu come è noto il re Enrico VIII, che provocò lo scisma d’Inghilterra con il distacco della Chiesa Anglicana da Roma.
Artefici più o meno cruenti furono oltre Enrico VIII, i suoi successori Edoardo VI (1547-1553), la terribile Elisabetta I, la ‘regina vergine’ († 1603), Giacomo I Stuart, Carlo I, Oliviero Cromwell, Carlo II Stuart.
Morirono in 150 anni di persecuzioni, migliaia di cattolici inglesi appartenenti ad ogni ramo sociale, testimoniando il loro attaccamento alla fede cattolica e al papa e rifiutando i giuramenti di
fedeltà al re, nuovo capo della religione di Stato.
Primi a morire come gloriosi martiri, il 4 maggio e il 15 giugno 1535, furono 19 monaci Certosini, impiccati nel tristemente famoso Tyburn di Londra, l’ultima vittima fu l’arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda Oliviero Plunkett, giustiziato a Londra l’11 luglio 1681.
L’odio dei vari nemici del cattolicesimo, dai re ai puritani, dagli avventurieri agli spregevoli ecclesiastici eretici e scismatici, ai calvinisti, portò ad inventare efferati sistemi di tortura e sofferenze per i cattolici arrestati.
In particolare per tutti quei sacerdoti e gesuiti, che dalla Francia e da Roma, arrivavano clandestinamente come missionari in Inghilterra per cercare di riconvertire gli scismatici, per lo più essi erano considerati traditori dello Stato, in quanto inglesi rifugiatosi all’estero e preparati in opportuni Seminari per il loro ritorno. Tranne rarissime eccezioni come i funzionari di alto rango (Tommaso Moro, Giovanni Fisher, Margherita Pole) decapitati o uccisi velocemente, tutti gli altri subirono prima della morte, indicibili sofferenze, con interrogatori estenuanti, carcere duro, torture raffinate come “l’eculeo”, la “figlia della Scavinger”, i “guanti di ferro” e dove alla fine li attendeva una morte orribile; infatti essi venivano tutti impiccati, ma qualche attimo prima del soffocamento venivano liberati dal cappio e ancora semicoscienti venivano sventrati.
Dopo di ciò con una bestialità che superava ogni limite umano, i loro corpi venivano squartati ed i poveri tronconi cosparsi di pece, erano appesi alle porte e nelle zone principali della città.
Solo nel 1850 con la restaurazione della Gerarchia Cattolica in Inghilterra e Galles, si poté affrontare la possibilità di una beatificazione dei martiri, perlomeno di quelli il cui martirio era comprovato, nonostante i due-tre secoli trascorsi.
Nel 1874 l’arcivescovo di Westminster inviò a Roma un elenco di 360 nomi con le prove per ognuno di loro. A partire dal 1886 i martiri a gruppi più o meno numerosi, furono beatificati dai Sommi Pontefici, una quarantina sono stati anche canonizzati nel 1970.
Francesco Page nacque ad Anversa in una nobile e ricca famiglia di Harrow-on-the-Hill nel Middlesex, allevato nel protestantesimo studiò Diritto a Londra, dove intraprese la professione presso lo studio legale di un celebre avvocato, del quale avrebbe potuto sposare la figlia, se avesse però accondisceso a convertirsi alla religione cattolica.
La conveniente proposta fece sì che Francesco aderì alla richiesta e fu presentato dalla ragazza al suo direttore spirituale, il gesuita padre Giovanni Gerard, detenuto però nelle carceri di Clink.
Fu tanto profondo l’approccio con la nuova dottrina, che Francesco Page rinunciando al prospettato matrimonio, volle addirittura votarsi allo stato ecclesiastico e lasciando tutti i suoi beni temporali.
Chiese così di essere ammesso al Collegio inglese di Douai in Francia, dove venivano preparati per il loro ritorno in Inghilterra, gli aspiranti sacerdoti cattolici fuggiti dalle persecuzioni in atto. Entrò a Douai il 9 febbraio 1598 sotto il nome fittizio di John Hickman, venne ordinato sacerdote il 1° aprile 1600 e ritornò quasi subito in patria; espletò il suo ministero per due anni con circospezione e zelo nella stessa Londra, ospite della pia vedova Anna Line (martirizzata poi il 27 febbraio 1601).
Avendo richiesto di entrare nella Compagnia di Gesù, fu accolto e inviato nelle Fiandre a fare il noviziato; scampò una prima volta all’arresto in casa della vedova Line, ma poi tradito da una malvagia donna apostata, fu catturato dai cacciatori di preti.
Rinchiuso nelle prigioni di Newgate venne processato quasi subito e condannato senz’altro alla pena capitale per impiccagione perché sacerdote. Facendo la volontà di Dio, padre Francesco Page salì il patibolo del Tyburn di Londra il 20 aprile 1602, con grande serenità e coraggio, proclamando pubblicamente di essere figlio della Chiesa Cattolica e di Sant’ Ignazio. Fu beatificato da Papa Pio XI il 15 dicembre 1929, insieme ad altri 106 martiri inglesi.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Francesco Page, pregate per noi.

*Beato Geraldo de Salis - Eremita (20 Aprile)

m. 1120
Martirologio Romano:
Nel monastero di Châteliers nel territorio di Poitiers in Francia, Beato Gerardo di Salles, che, povero canonico e poi ancor più povero eremita e cultore di un’austera vita di penitenza, molti infiammò all’amore di Dio attirandoli alla vita eremitica e fondò anche numerose case di canonici regolari.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Geraldo de Salis, pregate per noi.

*Beati Giacomo Bell e Giovanni Finch - Martiri (20 Aprile)

Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartengono:
“Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” Beatificati nel 1886-1895-1929-1987 (Senza data - Celebrazioni singole)

+ Lancaster, Inghilterra, 20 aprile 1584
Il Beato Giovanni Finch, sposato e ricco proprietario di Eccleston (Lancashire), fu martirizzato a Lancaster, dopo molti anni di duro carcere, perché conduceva i sacerdoti da una famiglia all'altra, da un villaggio all'altro, prendeva parte alla celebrazione della Messa e negava alla regina la
supremazia spirituale.
Alla sua impiccagione fu presente il Beato Giacomo Bell, prete apostata per vent'anni. Dopo una grave malattia si era pentito del suo peccato ed era diventato il padre dei poveri.
Tradito da una spia, fu impiccato il giorno dopo il signor Finch.
Alla sua sentenza di morte avrebbe voluto che fosse aggiunto l'ordine del taglio delle labbra e delle dita con cui aveva giurato e sottoscritto gli articoli eretici.
Furono beatificati nel 1929.

Martirologio Romano: A Lancaster in Inghilterra, Beati Giacomo Bell e Giovanni Finch, martiri: il primo, sacerdote, dopo venti anni trascorsi in altra confessione, su esortazione di una pia donna si riconciliò con la Chiesa cattolica; l’altro, padre di famiglia, contadino e catechista, per la sua fede subì per molti anni il carcere, la fame e altre sofferenze; entrambi pervennero insieme all’eterno gaudio sotto la regina Elisabetta I.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Giacomo Bell e Giovanni Finch, pregate per noi.

*San Marcellino d’Embrun - Vescovo (20 Aprile)
IV secolo
Di origini africane, Marcellino sbarcò in Provenza con i santi Domino e Vincenzo per darsi anima e corpo all’evangelizzazione delle Alpi Marittime, riuscendo a convertire ben presto alla fede cristiana gran parte della popolazione locale.
Fece dunque edificare una chiesa presso Embrun ed invitò a consacrarla il primo vescovo piemontese, Sant’Eusebio di Vercelli.
Da questi ricevette anche l’ordinazione episcopale.
Si narra di molti miracoli da lui operati quando era ancora in vita. Combatté fieramente a lungo contrò l’arianesimo e dovette sovente fuggire per scappare ai funzionari imperiali incaricati di arrestarlo.

Etimologia: Marcellino, diminutivo di Marco = nato in marzo, sacro a Marte, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Mitra
Martirologio Romano: A Embrun nella Francia meridionale, San Marcellino, primo vescovo di questa città, che, giunto dall’Africa, convertì alla fede di Cristo molti abitanti della regione delle Alpi Marittime e fu ordinato da Sant’Eusebio da Vercelli vescovo di questa sede.
Nacque nell’Africa da genitori cattolici ricchi di beni e di virtù. Fin da bambino fu istruito nella religione cristiana, e vi dimostrò molto amore. Amava la vita ritirata, cercando più la
conversazione con il suo Gesù, del quale aveva conosciuto la predilezione verso i fanciulli, che non le parole vane degli uomini.
Era forse ventenne quando, in comune accordo con due suoi compagni, Vincenzo e Donnino, si ritirò in una grotta, lontano dai rumori e dalle distrazioni mondane e, nella meditazione delle divine verità e nell’esercizio della penitenza, trascorsero vario tempo consolati dalle interiori dolcezze che Gesù dona a coloro che lo amano.
Desiderando far conoscere Gesù e il suo Vangelo alle genti che ancora erano nelle tenebre, Marcellino passò nelle Gallie e i suoi due compagni lo seguirono. Predicarono il Vangelo nei Paesi presso le Alpi e ottennero abbondanti conversioni.
Più tardi Marcellino venne a Embrum, dove si costruì un oratorio per recarvisi la notte a fare orazione, mentre durante il giorno si dedicava alla predicazione del Vangelo. I suoi esempi e i suoi discorsi avvalorati dalla grazia condussero a Dio un gran numero di idolatri.
Tutta Embrum in breve fu da Marcellino conquistata alla religione cristiana, per la qual cosa egli pregò Sant'Eusebio di Vercelli di consacrare il suo Oratorio, perchè servisse da chiesa; cosa che gli fu ben volentieri accordata.
Era tanto il bene che il Santo aveva operato, che fu necessario eleggere un vescovo che governasse quel popolo. La scelta non poteva essere migliore: fu infatti Marcellino stesso a esser consacrato vescovo di Embrum e primo pastore di quella Chiesa.
Ardendo di nuovo zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime si adoperava in tutto per far fiorire la pietà e con essa alimentare in ognuno la virtù. Non potendo portarsi in tutti i luoghi della sua diocesi come avrebbe desiderato, vi mandava i suoi coadiutori Vincenzo e Donnino.
Frequenti, se non continue, erano le sue missioni che riuscivano efficaci specialmente per i numerosi e strepitosi miracoli che vi operava.
Nel tempo stesso che Marcellino si dedicava alla salvezza delle altre anime, non trascurava la sua, ma sempre più la rendeva bella e grata a Dio con la meditazione, con la preghiera e con la penitenza. Dio lo chiamò a sé l’anno 374. La sua tomba, per i miracoli, divenne celebre nei Paesi del Delfinato, della Provenza e della Savoia.
Poi il suo corpo fu trasportato nella città di Digne dove riposano pure i corpi dei suoi Santi compagni Vincenzo e Donnino. Quel sepolcro, ancor oggi, è una fonte inesauribile di grazie e favori.

(Autore: Antonio Galuzzi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Marcellino d’Embrun, pregate per noi.

*San Marciano di Auxerre - Monaco (20 Aprile)
† Fontenay, 488

Martirologio Romano: Ad Auxerre nella Gallia lugdunense, ora in Francia, San Marciano, monaco.
Marciano (Mariano; lat. Marcianus, Marianus; fr. Marcien, Marien) morì a Fontenay, si suppone il mercoledì di Pasqua del 488.
Il suo corpo fu riportato ad Auxerre e sepolto nella chiesa di san Cosma, fondata da san Germano. Ben presto la devozione popolare, incoraggiata dal gran numero di miracoli verificatisi sulla sua tomba, fece attribuire alla chiesa il titolo di san Marciano. Le reliquie del santo vi erano ancora venerate nel 600, all'epoca del vescovo Desiderio.
Nel secolo X, la Cronaca di Auxerre, scritta dal monaco Roberto che si ispirò alle lezioni leggendarie dell'Ufficio, riporta alcuni particolari relativi a Marcello.
Nato nel Berry, abbandonò la patria, occupata dai goti ariani, e fu ammesso nel monastero di Auxerre da Mamertino.
Questi, per mettere alla prova la virtù del candidato gli affidò la cura del bestiami in una fattoria che San Germano aveva donato al monastero.
Marcello adempì l'umile incarico per lunghi anni, recandosi alla vicina chiesa per gli uffici divini.

(Autore: Rombaut Van Doren – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Marciano di Auxerre, pregate per noi.

*Beato Maurizio Mac Kenraghty - Sacerdote e Martire (20 Aprile)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
“Beati Martiri Irlandesi”

+ Clonmel, Irlanda, 20 aprile 1585
Martirologio Romano:
A Clonmel in Irlanda, Beato Maurizio MacKenraghty, sacerdote e martire, che, dopo due anni di prigione, rifiutandosi di riconoscere la potestà della regina Elisabetta I negli affari spirituali, fu consegnato al supplizio del patibolo.
Il martirio di questo intrepido testimone della fede si colloca nel contesto delle sanguinose persecuzioni perpetrate in Gran Bretagna ed Irlanda verso quei cattolici che rifiutarono di
firmare l’Atto di Supremazia, cioè il riconoscimento del sovrano inglese quale capo della Chiesa Anglicana in opposizione al Romano Pontefice.
Maurice MacKenraghty [Muiris Mac Ionrachtaigh], figlio del conte Kerry Goldsmith, nacque a Kilmallock in Irlanda, nella zona di Desmond.
Ricevuta l’ordinazione presbiterale e laureatosi in teologia, fu scelto quale cappellano e confessore del conte di Desmond. Attivo e diligente nell’adempimento del proprio ministero sacerdotale, sempre estraneo alla politica, fu catturato nel settembre 1583 quando fu teso un agguato al conte e ad alcuni suoi compagni.
Durante un lungo periodo di prigionia a Clonmel, Victor White, chiese di poter ospitare il reverendo MacKenraghty a casa sua la notte del Sabato Santo, per officiare la Veglia Pasquale.
Il carceriere acconsentì, ma poi lo tradì: un gruppo di soldati infatti fece incursione nell’abitazione del White proprio mentre stava iniziando la funzione religiosa. Il sacerdote fuggì, ma più tardi si consegnò volontariamente alle autorità onde salvare la vita di White.
Tentarono invano di corromperlo con offerte di doni e promesse di promozione nella carriera ecclesiastica, ma egli rifiutò fermamente ribadendo la sua fede cattolica ed l’indiscutibilità del primato papale. Il 20 aprile 1585 fu allora impiccato, deposto ancora vivo ed infine decapitato.
Dal patibolo aveva domandato al popolo di pregare per lui impartendo la benedizione.
Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Maurice MacKenraghty il 27 settembre 1992, insieme ad altre sedici vittime della medesima persecuzione, ponendolo così a modello per i sacerdoti di oggi.

(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Maurizio Mac Kenraghty, pregate per noi.

*Beato Michele Coquelet - Sacerdote e Martire (20 Aprile)

Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati Martiri del Laos" - 16 dicembre (celebrazione di gruppo)

Wignehies, Francia, 18 agosto 1931 - Sop Xieng, Laos, 20 aprile 1961

Padre Michel Coquelet, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, partì volontario per la missione in Laos nel 1957. Inizialmente incaricato dell’insegnamento nel Seminario minore di Paksane, passò in seguito ai villaggi di Xieng Khouang e Phôn Pheng, mentre imperversava la guerriglia dei militanti comunisti.
Il 20 aprile 1961, mentre tornava alla sua missione, venne fermato da un drappello di guerriglieri, che lo condussero via e l’uccisero ai bordi di una strada. Aveva poco meno di trent’anni. Inserito nel gruppo di quindici martiri capeggiato dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên, è stato beatificato l’11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos, insieme al suo confratello padre Mario Borzaga e al catechista Paul Thoj Xyooj.
Michel Coquelet nacque il 18 agosto 1931 a Wignehies, nel nord della Francia, in una famiglia povera, numerosa e profondamente cristiana. Venne battezzato il successivo 23 agosto nella chiesa parrocchiale del paese, che appartiene alla diocesi di Cambrai.
Quando ebbe quattro anni, si trasferì con la famiglia nella Francia centrale. Si stabilirono a Puiseaux (nella diocesi di Orléans), dove la madre svolgeva piccoli lavori per compensare lo scarso salario del padre.
Nonostante questa situazione, nel 1942 Michel fu inviato, dopo aver frequentato le elementari in paese, a studiare al Collège Saint-Gregoire nella cittadina di Pithiviers, vicino a Orléans. I suoi genitori, per favorire in lui la vocazione sacerdotale, nel 1945 lo iscrissero come interno al Seminario minore di Solesmes, nella sua diocesi d’origine.
Nel 1948, dopo il diploma, entrò nel noviziato dei Missionari Oblati di Maria Immacolata a La Brosse-Montceaux. Dotato di un carattere timido, non si applicava mai del tutto, ma con i confratelli sapeva essere allegro e amichevole. Inviato a compiere il servizio militare in Marocco, ai confini col deserto del Sahara, sviluppò una particolare cura per i malati, che l’accompagnò anche in seguito.
Infine, il 29 giugno 1954 professò i voti perpetui e, il 19 febbraio 1956, fu ordinato sacerdote all’abbazia di Solignac.
In base all’uso tra gli Oblati di Maria Immacolata, scrisse quindi al suo superiore generale per dichiarare di essere pronto alla missione. La sua non fu una formale domanda, ma un’offerta volontaria:
«Allora, questo è ciò che le dirò semplicemente: sono volontario per le Missioni, specialmente per la Missione del Laos! Ho questo desiderio dal noviziato, dove mi ricordo di essere stato fortemente impressionato da una conferenza di padre Morin, morto in seguito laggiù di tifo. Da questo Padre promanava un non so che di soprannaturale e aveva un tale tono nel parlarci della sua "povera missione" del Laos, così tanto nella linea della Congregazione, che mi sono sentito pronto a seguirlo lì. Facile entusiasmo giovanile? Può darsi. Doveva però esserci dell’altro, dato che questo sentimento dura ancora, dopo sette anni, e che questo pensiero mi ha aiutato nella mia vita di lavoro e preghiera nello scolasticato».
Il 25 gennaio 1957 giunse la consegna: doveva partire per il Laos. Per la Pasqua dello stesso anno era già lì, incaricato – lui che i superiori avevano giudicato troppo debole intellettualmente – di far parte del corpo docente del Seminario minore di Paksane. Era come se avesse una dote speciale nel comunicare con i ragazzi. Nel frattempo, cercava d’imparare il lao, la lingua ufficiale nazionale.
In seguito fu destinato alla missione di Xieng Khouang, un piccolo villaggio i cui abitanti, di etnia kmhmu´, non avevano ricevuto una regolare istruzione religiosa. Nel "Codex Historicus", come nel gergo degli Oblati si chiama il diario della missione, registrava le sue sofferenze, a volte temperate da un leggero umorismo.
Nel 1959 i missionari ricevettero l’ordine dalla Santa Sede di restare al proprio posto, a meno che non fossero anziani o malati. Due anni dopo, padre Coquelet passò a Phôn Pheng, villaggio cristiano detto anche Ban Houay Nhèng, occupandosi di una vasta area alle pendici del massiccio del Phou Xao.
Già da tempo, però, aveva dovuto prendere delle precauzioni: i missionari erano stati denunciati come spie dagli abitanti dei villaggi non cristiani, invidiosi dei progressi raggiunti grazie a loro dove operavano. Da allora, i missionari iniziarono a portare la barba, così da non essere identificati come spie americane.
Il 16 aprile 1961 il missionario celebrò la Messa della II domenica dopo Pasqua con la sua comunità cristiana. L’indomani, lunedì 17, partì per raggiungere un malato a Ban Nam Pan. Partì per tornare alla base giovedì 20 aprile, ignaro di quanto era successo al suo confratello e amico Louis Leroy due giorni prima: era stato prelevato da un drappello di militanti comunisti e ucciso nella foresta, in un’altra zona della stessa regione.
Un testimone ha raccontato che, mentre si trovava non lontano da Xieng Khong, fu fermato a sua volta dai guerriglieri, che gli dissero: «Il vostro superiore vi chiede di tornare a Xieng Khouang». Replicò: «Non è vero, altrimenti il mio superiore me l’avrebbe detto; ci sono molte prsone che vanno e tornano da Xieng Khouang». Lo condussero quindi lungo l’antica pista francese in direzione di Ban Sop Tieng, facendogli abbandonare la sua bicicletta: l’uccisero quindi sul bordo della strada. Aveva poco meno di trent’anni.
Padre Michel Coquelet è stato inserito in un elenco di quindici tra sacerdoti, diocesani e missionari, e laici, uccisi tra Laos e Vietnam negli anni 1954-1970 e capeggiati dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên; l’elenco comprende anche il già citato padre Louis Leroy.
La fase diocesana del loro processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 18 gennaio 2008, si è svolta a Nantes (di cui era originario un altro dei potenziali martiri, padre Jean-Baptiste Malo) dal 10 giugno 2008 al 27 febbraio 2010, supportata da una commissione storica.
A partire dalla fase romana, ovvero dal 13 ottobre 2012, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso che la loro "Positio super martyrio", consegnata nel 2014, venisse coordinata, poi studiata, congiuntamente a quella di padre Mario Borzaga, suo confratello dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, e del catechista Paul Thoj Xyooj (la cui fase diocesana si era svolta a Trento).
Il 27 novembre 2014 la riunione dei consultori teologi si è quindi pronunciata favorevolmente circa il martirio di tutti e diciassette. Questo parere positivo è stato confermato il 2 giugno 2015 dal congresso dei cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, ma solo per Joseph Thao Tiên e i suoi quattordici compagni: padre Borzaga e il catechista, infatti, avevano già ottenuto la promulgazione del decreto sul martirio il 5 maggio 2015. Esattamente un mese dopo, il 5 giugno, papa Francesco autorizzava anche quello per gli altri quindici.
La beatificazione congiunta dei diciassette martiri, dopo accaniti dibattiti, è stata infine fissata a domenica 11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos.
A presiederla, come inviato del Santo Padre, il cardinal Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato nelle Filippine e Missionario Oblato di Maria Immacolata.

(Autore: Emilia Flocchini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Michele Coquelet, pregate per noi.

*Beata Oda - Monaca Premostratense (20 Aprile)
+ 1158
Nata da nobile famiglia, fu promessa sposa dai suoi genitori a un giovane di nobile casato, ma Oda non volle mai consentire a celebrare il matrimonio.
Alla fine, dopo lunghe resistenze da parte della famiglia, le fu concesso di entrare nel monastero premostratense di Rivreulle (Belgio, oggi dioc. di Tournai), del quale fu per un certo tempo superiora.
Filippo di Harvengt, famoso priore dell’abbazia della Buona Speranza, compose la sua Vita, in cui vengono esaltati il suo distacco dal mondo, il suo eroismo ascetico, la sua carità per il prossimo, la sua pazienza nel sopportare le malattie.
Morì nel 1158 e fu sepolta nell’abbazia della Buona Speranza (oggi seminario della diocesi di Tournai), dove è ancora venerata.
La sua festa è il 20 aprile.

(Autore: Jean-Baptiste Valvekens – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Oda, pregate per noi.

*Beati Riccardo Sargeant e Guglielmo Thomson - Martiri (20 Aprile)
Scheda del Gruppo a cui appartengono:
"Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia" - Beatificati nel 1886-1895-1929-1987
+ Tyburn, Londra, Inghilterra, 20 aprile 1586
Beatificati nel 1929.
Martirologio Romano: A Londra sempre in Inghilterra, Beati Riccardo Sargeant e Guglielmo Thomson, sacerdoti e martiri, che, condannati a morte per essere entrati come sacerdoti in Inghilterra ed esservi rimasti, patirono a Tyburn l’estremo supplizio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Riccardo Sargeant e Guglielmo Thomson, pregate per noi.

*Beato Roberto Watkinson e Francesco Page - Sacerdote della Compagnia di Gesù, Martire (20 Aprile)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
“Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” Beatificati nel 1886-1895-1929-1987

Hemingborough,(York), 25 dicembre 1579 - Londra, 20 aprile 1602
Martirologio Romano:
A Londra sempre in Inghilterra, Beati Francesco Page, della Compagnia di Gesù, e Roberto Watkinson, sacerdoti e martiri, che per il loro sacerdozio, per uno dei quali iniziato da appena un mese, furono costretti, sotto la regina Elisabetta I, a salire insieme sul patibolo di Tyburn.
La storia delle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, Scozia, Galles, parte dal 1535 e arriva al 1681; il primo a scatenarla fu come è noto il re Enrico VIII, che provocò lo scisma d’Inghilterra con il distacco della Chiesa Anglicana da Roma.
Artefici più o meno cruenti furono oltre Enrico VIII, i suoi successori Edoardo VI (1547-1553), la terribile Elisabetta I, la ‘regina vergine’ († 1603), Giacomo I Stuart, Carlo I, Oliviero Cromwell, Carlo II Stuart.
Morirono in 150 anni di persecuzioni, migliaia di cattolici inglesi appartenenti ad ogni ramo sociale,
testimoniando il loro attaccamento alla fede cattolica e al papa e rifiutando i giuramenti di fedeltà al re, nuovo capo della religione di Stato.
Primi a morire come gloriosi martiri, il 4 maggio e il 15 giugno 1535, furono 19 monaci Certosini, impiccati nel tristemente famoso Tyburn di Londra, l’ultima vittima fu l’arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda Oliviero Plunkett, giustiziato a Londra l’11 luglio 1681.
L’odio dei vari nemici del cattolicesimo, dai re ai puritani, dagli avventurieri agli spregevoli ecclesiastici eretici e scismatici, ai calvinisti, portò ad inventare efferati sistemi di tortura e sofferenze per i cattolici arrestati.
In particolare per tutti quei sacerdoti e gesuiti, che dalla Francia e da Roma, arrivavano clandestinamente come missionari in Inghilterra per cercare di riconvertire gli scismatici, per lo più essi erano considerati traditori dello Stato, in quanto inglesi rifugiatosi all’estero e preparati in opportuni Seminari per il rientro.
Tranne rarissime eccezioni come i funzionari di alto rango (Tommaso Moro, Giovanni Fisher, Margherita Pole) decapitati o uccisi velocemente, tutti gli altri subirono prima della morte, indicibili sofferenze, con interrogatori estenuanti, carcere duro, torture raffinate come “l’eculeo”, la “figlia della Scavinger”, i “guanti di ferro” e dove alla fine li attendeva una morte orribile; infatti essi venivano tutti impiccati, ma qualche attimo prima del soffocamento venivano liberati dal cappio e ancora semicoscienti venivano sventrati.
Dopo di ciò con una bestialità che superava ogni limite umano, i loro corpi venivano squartati ed i poveri tronconi cosparsi di pece, erano appesi alle porte e nelle zone principali della città.
Solo nel 1850 con la restaurazione della Gerarchia Cattolica in Inghilterra e Galles, si poté affrontare la possibilità di una beatificazione dei martiri, perlomeno di quelli il cui martirio era comprovato, nonostante i due-tre secoli trascorsi.
Nel 1874 l’arcivescovo di Westminster inviò a Roma un elenco di 360 nomi con le prove per ognuno di loro. A partire dal 1886 i martiri a gruppi più o meno numerosi, furono beatificati dai Sommi Pontefici, una quarantina sono stati anche canonizzati nel 1970.
Roberto Watkinson nacque il 25 dicembre 1579 da genitori cattolici a Hemingborough nella contea di York; studiò a Castleford e poi a Londra e Richmond.
A seguito della persecuzione contro i cattolici, scatenata dalla sanguinaria regina Elisabetta I, lasciò l’Inghilterra nel 1598 e si recò a Douai in Francia, nel Collegio Inglese, dove si preparavano al sacerdozio i futuri sacerdoti inglesi.
Venne ammesso l’11 ottobre 1598 e da lì il 12 settembre 1599 fu inviato al Collegio Inglese di Roma, ma per recuperare il suo cagionevole stato di salute, ritornò a Douai il 15 ottobre 1601.
Venne ordinato sacerdote ad Arras il 25 marzo 1602 e il 3 aprile seguente inviato in Inghilterra come missionario; purtroppo non ebbe la possibilità di esercitare il suo ministero, perché il 15 dello stesso mese di aprile fu arrestato a seguito della vile denunzia di un ex studente di Douai, che aveva conosciuto in Francia.
Quale sacerdote ordinato all’estero e rientrato clandestinamente in Inghilterra, padre Roberto Watkinson fu immediatamente processato e condannato a morte, pena che fu eseguita mediante impiccagione nel famigerato Tyburn di Londra il 20 aprile 1602, insieme al gesuita Francesco Page. Il ventiduenne sacerdote concluse con il martirio la sua giovane vita, che già da alcuni anni aveva conosciuto le sofferenze delle malattie nel suo corpo; si narra che il giorno precedente il suo arresto, mentre camminava per le strade di Londra con un amico cattolico, gli si avvicinò un vecchio, che dopo averlo salutato nel nome del Signore, gli disse: “Sembrate afflitto da molte infermità, ma fatevi coraggio, perché tra quattro giorni tutto sarà passato”. Fu beatificato insieme ad altri 106 martiri di quel periodo, il 15 dicembre 1929 da Papa Pio XI.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Roberto Watkinson, pregate per noi.

*Santa Sara di Antiochia - Martire (20 Aprile)

Moglie di Socrate, ufficiale di Diocleziano, subì il martirio del rogo con i suoi due figli perché li aveva fatti battezzare dopo un avventuroso viaggio, compito a tale scopo, ad Alessandria d'Egitto.
Emblema: Palma
La ‘Vita’ di questa Santa martire, ci mostra come è saldo il credo nel valore definitivo del Battesimo, quando è amministrato validamente. Unica fonte che racconta la sua vita è il ‘Sinassario Alessandrino’ che la commemora al 20 aprile; Sara era la moglie di un alto ufficiale dell’armata dell’imperatore Diocleziano, di nome Socrate, allora residenti ad Antiochia e ambedue cristiani, ma Socrate per timore, rinnegò la fede cristiana, mentre Sara invece continuò fedelmente a professarla.
Avuti due figli, ella esitò a farli battezzare ad Antiochia, pertanto decise di recarsi ad Alessandria per farlo lì, s’imbarcò con i due figli con questo scopo, ma la traversata fu travagliata a causa del mare agitato e ad un certo punto, infuriata ancora di più la tempesta, si ebbe il timore di un naufragio.
In preda all’ansia per la salvezza dei suoi figli, sia corporale che spirituale, Sara si fece con un coltello un’incisione sul petto e con il sangue che scorreva, segnò con un segno di croce sulla fronte i due bambini e poi li immerse per tre volte nell’acqua del mare, invocando con una formula la SS. Trinità.
Passata la tempesta, il mare si calmò e il viaggio proseguì fino ad Alessandria d’Egitto, giunta lì Sara si recò dal vescovo San Pietro (300-310) per fare battezzare i figli, non ritenendo
sufficiente il gesto fatto.
Il vescovo stava proprio amministrando il Battesimo a dei fedeli e lei si mise in fila con i due figlioletti ad aspettare il loro turno; avvicinatosi, l’acqua del catino improvvisamente si ghiacciò, a questo punto Sara si mise da parte e per tre volte tentò di accostarsi e ogni volta l’acqua si ghiacciava, allora il vescovo al termine della cerimonia si avvicinò e le chiese spiegazioni, ascoltata la peripezia del viaggio e il rito urgente fatto, rassicurò Sara sulla validità del Battesimo, da lei somministrato nel momento del pericolo e che quindi era inutile ripetere.
Allora Sara ripartì per Antiochia; giunta a casa raccontò l’episodio al marito Socrate, il quale a sua volta lo raccontò a Diocleziano; l’imperatore fece convocare Sara e l’interrogò in modo così brutale che ella, dopo una sola risposta si chiuse in un mutismo completo. Preso dall’ira Diocleziano la condannò ad essere arsa viva insieme ai due figli. Unica santa con questo nome; mentre il nome stesso ci riconduce a Sara moglie di Abramo, che generò Isacco per volere di Dio, a novant’anni.
Il nome deriva dall’ebraico Sarah e significa ‘principessa, signora’ ed è abbastanza diffuso in Italia, divenendo uno dei più preferiti.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Sara di Antiochia, pregate per noi.

*San Secondino di Cordova - Martire (20 Aprile)

Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, San Secondino, martire.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Secondino di Cordova, pregate per noi.

*Beato Simone da Todi - Ordine degli Eremiti di Sant'Agostino (20 Aprile)

m. Bologna, 20 aprile 1322
Nacque a Todi verso la fine del secolo XIII. Si dedicò particolarmente allo studio della teologia ed esercitò con frutto l'apostolato della predicazione.
Fu Priore Provinciale della Provincia Umbra. Nel capitolo generale di Rimini del 1318 fu accusato ingiustamente ma sopportò tutto con grande rassegnazione e umiltà. Morì il 20 aprile 1322 a Bologna nel convento di S. Giacomo Maggiore dove si venerano le sue reliquie. Gregorio XVI ne approvò il culto nel 1833.

Martirologio Romano: A Bologna, Beato Simone Rinalducci da Todi, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che istruì i giovani studenti e il popolo di Dio con la parola della dottrina e con l’esempio di vita.
Nacque a Todi verso la fine del secolo XIII. Entrato nell’Ordine agostiniano dopo la Grande Unione dei gruppi eremitici, ne ricevette una formazione intensa di santità di vita, d’amore per lo studio, soprattutto della Sacra Scrittura, di impegno nell’evangelizzazione e nella formazione spirituale e culturale, di ricerca di solitudine, ascesi, preghiera e penitenza.
Si dedicò particolarmente allo studio della teologia ed esercitò con frutto l'apostolato della predicazione. Fu Priore Provinciale della Provincia Umbra.
Nel capitolo generale di Rimini del 1318 fu accusato ingiustamente ma sopportò tutto con grande rassegnazione e umiltà. Morì a Bologna il 20 aprile 1322 nel convento di San Giacomo Maggiore dove oggi venerano le sue reliquie. Gregorio XVI ne approvò il culto nel 1833. La sua memoria liturgica ricorre il 20 aprile.

(Autore: P. Bruno Silvestrini O.S.A. – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Simone da Todi, pregate per noi.

*Santi Sulpicio e Serviziano - Martiri (20 Aprile)

Martirologio Romano: Sempre a Roma, commemorazione dei Santi Sulpicio e Serviziano, martiri, la cui deposizione avvenne al secondo miglio della via Latina.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Sulpicio e Serviziano, pregate per noi.

*San Teodoro Trichinas - Monaco d'Oriente (20 Aprile)
Costantinopoli, V secolo
Di Teodoro Trichinas, non si hanno date; l'unica cosa che si sa, è che visse nel V secolo. Giovane di Costantinopoli, era attratto dalla vita austera e densamente spirituale dei monaci d'Oriente, che sulla scia dell'egiziano sant'Antonio abate (250-356), lasciavano sempre più l'eremitaggio nel deserto, per vivere in comunità oranti, ospitati in monasteri stabili.
Si ritirò in un monastero ai piedi del monte Sant'Assenzio oltre Calcedonia sul Bosforo; che in seguito prese il nome dal suo soprannome «Trichinas». Questo appellativo fu dato a Teodoro, a causa della tunica a lunghi peli che costituiva il suo unico abito.
Dopo la morte la sua tomba divenne luogo di pellegrinaggio, anche perché dal sepolcro sarebbe trapelato un unguento miracoloso che aveva il potere di guarire le malattie. (Avvenire)

Etimologia: Teodoro = regalo, dono di Dio, dal greco
Martirologio Romano: Presso Costantinopoli, San Teodoro, che, detto Trichinas per la ruvida veste di crine con cui si copriva, condusse una vita virtuosa in solitudine.
È uno dei grandi Santi del monachesimo orientale dei primi secoli del Cristianesimo; di San Teodoro Trichinas, non vi sono date che lo ricordino, l’unica cosa che si sa, è che visse nel V secolo.
Teodoro, giovane di Costantinopoli, era attratto dalla vita austera e densamente spirituale dei monaci d’Oriente, che nella scia dell’egiziano Sant' Antonio abate (250-356), lasciavano sempre più l’eremitaggio nel deserto, per vivere in comunità oranti, ospitati in monasteri stabili.
I Sinassari e Menei bizantini, riportano che era di vita austera, dedicando lungo tempo alla preghiera; lasciò il mondo e si ritirò in un monastero situato ai piedi del monte Sant' Assenzio oltre Calcedonia sul Bosforo; che in seguito prese il nome dal suo soprannome “Trichinas”.
Questo appellativo fu dato a Teodoro, a causa della tunica a lunghi peli che costituiva il suo unico abito; in breve la sua santità gli ottenne di scacciare i demoni e di operare miracoli.
Dopo la morte avvenuta in data imprecisabile, la sua tomba divenne luogo di pellegrinaggio, anche perché dal sepolcro sarebbe trapelato un unguento miracoloso che aveva il potere di guarire le malattie.
I Sinassari bizantini lo commemorano da lungo tempo al 20 aprile; in Occidente il culto per San Teodoro Trichinas fu completamente sconosciuto fino al secolo XVI, quando il dotto agiografo, card. Cesare Baronio, lo introdusse nel ‘Martirologio Romano’, sempre al 20 aprile.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teodoro Trichinas, pregate per noi.

*Sant'Ugo d'Anzy-le-Duc (20 Aprile)

Poitiers, IX secolo – 930 circa
Il Beato Ugo, nativo di Poitiers, ricevette l’istruzione presso l’abbazia di San Savino di Poitou. Qui vestì anche l’abito religioso e fu ordinato presbitero. Ritiratosi poi a vita monacale nel monastero di San Pietro di Autun, si accrebbe la sua fama di grande riformatore ed attento amministratore.
Coadiuvò in seguito l’abate Arnulfo nel riformare il monastero di San Martino nella medesima città. Collaborò invece con il beato Bernone nella riforma del monastero di Baume-les-Messieurs e nell’organizzazione del neonato monastero di Cluny.
Durante il suo ultimo grande incarico, Ugo divenne celebre per la sua immane saggezza e per i miracoli da lui operati.
Intraprese l’edificazione di un ospedale e di alcune abitazioni. Combatté con ogni sua forza contro il paganesimo ancora imperante in quella zona.
Trascorse gli ultimi tre anni della sua vita terrena quasi da eremita, per prepararsi al meglio al trapasso alla vita eterna. La morte sopraggiunse in età assai avanzata, all’incirca nel 930. Il Beato Ugo fu indubbiamente una figura rilevante del movimento riformista monastico del secolo X.
Le sue reliquie furono oggetto di traslazione durante il concilio di Anse del 1021 e vennero collocate in una nuova chiesa romanica appositamente costruita ad Anzy. Andarono però purtroppo perdute nel corso delle guerre di religione che insorsero in Francia nel 1562.

(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Ugo d'Anzy-le-Duc, pregate per noi.

*San Vione (Vihone) di Osnabruck - Vescovo (20 Aprile)

Martirologio Romano: A Osnabrück in Sassonia, nell’odierna Germania, San Vione, vescovo, che, nato in Frisia, fu mandato da Carlo Magno come primo abate di questo luogo ad annunciare il Vangelo e, divenuto poi vescovo della Chiesa di Osnabrück, patì molto per Cristo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Vione di Osnabruck, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (20 Aprile)
*xxx
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

Torna ai contenuti